giovedì 26 maggio 2016

Aceddi o Oceddi

disegno grafico di Dafne Zaffuto
Aceddi o Oceddi
Gli uccelli in siciliano si possono chiamare in tutti e due i modi: oceddi o aceddi. L’uso più comune oggi nel siciliano parlato è “aceddi” – e per questo abbiamo scelto “L’Aceddi” come titolo della raccolta.
Nel siciliano di fine settecento di Giovanni Meli potete trovare anche: oceddi e oceddu al singolare.
Gli aceddi di Meli nelle favole sono tanti:  
l’aquila = l’aquila
il regolo comune = lu riiddu
la rondine =  la rindina
il picchio rosso maggiore =  l’oceddu lingua longa
le lodole capellate = li cucucciuti
il maschio della cutrettola = lu pispisuni
l’usignolo = lu rusignolu
il nibbio = lu nigghiu
il gufo = lu jacobu
la civetta = la cucca
il merlo = lu merru
i corvi = li corvi
le cornacchie = li ciàuli
il tordo = lu turdu
i pettirossi = li pettirussi
la gru = lu groi (maschio della gru)
il pappagallo = lu pappagaddu
e poi lo struzzo = lu struzzu (grande pollastro  che certo non vola)
Spesso Meli usa in siciliano il nome in maschile di diversi animali che in italiano sono conosciuti solo al femminile, tipo:  lu pispisuni che è il maschio della cutrettola, lu groi che è il maschio della gru, ed altri.  Nella  traduzione in italiano, ove non abbiamo trovato un possibile equivalente al maschile, abbiamo lasciato quella di Meli. 
 L’ACEDDI
libro con le favole di Meli sugli uccelli – poesie siciliane con traduzione in italiano a fronte -  pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link


martedì 24 maggio 2016

L'Aceddi

Gli uccelli dell’Abate Meli

L’aquila è la regina ma il piccolo regolo la batte, il gufo si crede un gran cantante, il merlo spesso fa la parte del saggio e le allodole sono un po’ sciocchine, il grosso struzzo non può volare e invidia l’aquila ma all’amor proprio non vuole rinunciare.
 Sono tanti gli uccelli delle Favole dell’Abate Meli e portano con sé pregi e difetti degli uomini;  dal razzismo dei corvi neri all’adulazione del pappagallo, dalla saggia pazienza del tordo alle chiacchiere dannose delle cornacchie; ci sono uomini usignolo che amano l’arte e uomini che preferiscono il raglio dell’asino.  
Qui sono raccolte le favole morali dove il Meli parla espressamente di uccelli.
 Per chi non ha dimestichezza con il siciliano e per i siciliani che hanno dimenticato tanti antichi modi di dire viene disposta una traduzione in italiano a fronte;  non una traduzione poetica, solo letterale per dare un aiuto, il lettore potrà ritornare agevolmente sul verso di Meli per sentirne la sonorità. Qualche nota aggiuntiva è stata posta con un richiamo per i passi più controversi.  Sono stati evitati esegesi e commenti molto lunghi perché la poesia va goduta senza eccessi di preordinate interpretazioni.
Per la traduzione in italiano si è fatto riferimento: alle note dell’edizione del 1814;  al dizionario delle voci oscure che l’editore Roberti di Palermo inserì in calce alla edizione delle poesie di Meli del 1838;  in qualche caso al dizionario del Mortillaro, e infine a qualche mia antica memoria di siciliano; per qualche errore di traduzione mi assumo la colpa per il piacere della lettura ringraziate Meli.
Francesco Zaffuto

il libro di pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link

o tramite IBS al link

venerdì 20 maggio 2016

arrivaru l'aceddi

L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
L’Aceddi
Arrivanu L’Aceddi

E iu sugnu lu Re
Tutte le poesie che Giovanni Meli scrisse sugli uccelli nelle sue Favole Morali - con una traduzione in italiano a fronte e note di Francesco Zaffuto –
illustrazione di Dafne Zaffuto.
Un mondo colorato e svolazzante che strappa un sorriso ironico e che insegna qualche morale valida ancora oggi.
Una eccellente riproposizione della grande poesia di Meli grazie alla casa editrice I Buoni Cugini editori –
il libro di pag. 103, è ordinabile direttamente alla casa editrice al link
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